9 luglio 2019

Recensione#118 Dodici minuti di pioggia - Manuela Kalì

Buongiorno lettori della clessidra, rieccomi qui più carica che mai!
Oggi vi parlo di Dodici minuti di pioggia di Manuela Kalì edito da Mondadori il 21 Febbraio 2017.


Alice ha 30 anni, vive con la sua gatta Blanca, progetta copertine di libri in uno studio di Milano e non conosce l'amore. Quando aveva sei anni, il suo papà va via senza dare spiegazioni così Lei fa fatica a legarsi a qualcuno e soprattutto a fidarsi degli uomini.

Un mattino, mentre va al lavoro in scooter, assiste ad un incidente: un telo bianco copre il cadavere di un uomo, capisce che si tratta di un giovane ragazzo perchè dal telo spunta fuori una mano con accanto un oggetto luccicante con incise su delle lettere, una bussola, che d'istinto raccoglie e porta via con sé.
Scorse solo una mano affusolata, giovane, grande, bella. Pensò che quelle dita perfette avrebbero meritato un’altra possibilità di toccare il mondo.
Respirava in modo affannato, con gli occhi spalancati, cercando di convincersi che non fosse vero quello che stava guardando.
Spostò l’attenzione per un secondo, qualcosa luccicava. Qualcosa lì, sull’asfalto, volato forse nell’impatto dell’auto contro la moto. Si chinò facendo finta di allacciarsi una scarpa. Raccolse e mise in tasca. Nemmeno lei conosceva il motivo, ma quell’oggetto doveva appartenerle.
Un’auto veloce avanzava. Amici, genitori, curiosi.
Alice andò via dentro quel rumore.
Alice ogni mattina percorre la strada dell'incidente, quella scena le è rimasta talmente impressa che sembra essere morta anche una parte di lei, finchè un giorno, proprio alla stessa altezza ha un brutto incidente e si ritrova nella dimensiona onirica del coma. Proprio in questo spazio bianco, Alice incontra Andrea, il proprietario della bussola e per la prima volta si innamora. Alice è disposta a restare con lui per sempre ma il mondo dei vivi la richiama alla vita reale.
Andrea era lì, davanti a lei. Si guardavano fissi l’un l’altra, a pugni chiusi, immobili. L’afflizione che accompagna un’imminente scissione. La abbracciò così forte che lei sentì le costole dolere per davvero.
Era la loro pioggia, erano le loro lacrime.
Andrea le prese il viso tra le mani.
«Ti amo, Alice. Un giorno saprai che in quei dodici minuti di pioggia io sarò lì con te.»
Alice provò a rispondere, ma il vento s’era portato via le parole.
Ogni volta che posava gli occhi su di lui, Andrea ricambiava sempre come se fosse l’ultima. Non aveva più paura di essere abbandonata, perché sapeva che lui non l’avrebbe mai fatto.
«Voglio rimanere qui con te» disse a voce alta per non essere sovrastata dal rumore della pioggia. «Non mi serve altro.»
Ho trovato la trama molto originale, non è facile unire due mondi paralleli completamenti distanti tra loro e Manuela Kalì secondo me ci è riuscita benissimo. Sono arrivata alla fine del romanzo con la tristezza nel cuore. Mi ha coinvolto parecchio ma per diversi giorni ho sentito un vuoto dentro che non so spiegarvi.

Dodici minuti di pioggia parla di un'amore impossibile, lei in coma, lui già nel mondo dei morti. Parla di quel dolore atroce che toglie il respiro e la gioia di vivere. 

In solo 190 pagine, l'autrice affronta temi attuali, forti e allo stesso tempo delicati. Un romanzo che secondo me verrà apprezzato solo dagli animi più sensibili, chi non crede minimamente in questo genere di cose, farà fatica a portare a termine la lettura.
Ma la verità era più forte e sapeva bene che certe cose si odiano soltanto perché, spesso, non si vuole accettare di amarle comunque.
Il breve romanzo è scritto in terza persona, con uno stile quasi poetico. Il finale mi ha deluso un pò, mi aspettavo qualcosa di diverso ma sinceramente non so spiegarvi cosa...ho trovato tutto molto triste!

Il protagonista principale è Alice, e grazie a Lei riusciamo a conoscere anche Andrea. Descritti bene, non tanto la parte fisica ma quella psicologica e sentimentale. 

La lettura è scorrevole e avvincente, sembra quasi un viaggio nell'anima di Alice. 
Ho incontrato qualcuno, ma non mi separerà da te.
È stato lui a dirmi che posso andare via, ma devo volerlo e io non lo so se lo voglio per davvero.
Fammi restare qui, che con te mi sento al sicuro.
Piove ancora, piove sempre, piove dentro.
Ho visto Lisa, che ha i tuoi occhi e le tue mani.
Sai che ti dico? Io me ne vado, esco da qui e tu non vieni.
Manuela Kalì per me è stata una scoperta. Ho letto con piacere la sua biografia e ho scoperto che questo è il suo secondo romanzo, il primo "Sena fiato" l'ha scritto nel 2009. Manuela è anche una fotografa  e docente dell'Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata di Roma.

La copertina del romanzo la trovo molto fine e dolce, da notare lo sguardo della ragazza fotografata, comunica amore e tristezza. Colori tenui e reali, il rosso del divano equilibria meglio il tutto.
Una lettura particolare e intensa che consiglio. Si legge in breve tempo in quanto il romanzo non supera le 190 pagine. Credo di andare a recuperare anche il primo romanzo dell'autrice.

1 commento:

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