21 febbraio 2019

Recensione#90 Il mare nasconde le stelle - Francesca Barra

Buon pomeriggio lettori della clessidra
prima di andare a fare un giro al lago con la mia principessina, vi parlo di un libro che ho letto tutto d'un fiato. La storia vera di Remon, il ragazzo egiziano venuto dalle onde. Il mare nasconde le stelle di Francesca Barra, pubblicato nel Gennaio 2016 dalla CE Garzanti.

Mi chiamo Remon. Sono un cristiano copto. Avevo quattordici anni quando sono arrivato in Italia dall’Egitto a bordo di un barcone. Da solo. Il mio viaggio in mare è iniziato il 6 luglio 2013, è durato centosessanta ore. E preferirei morire pur di non dover più compiere quel viaggio.
Remon è un ragazzino egiziano di quattordici anni che per centosessanta ore ha viaggiato su un barcone, infreddolito, affamato e pieno di paura per fuggre dall'odio del suo paese in cerca della libertà. Remon è cristiano, ma nel suo paese non è piu libero di giocare per strada, andare a scuola e pregare il suo Dio, così decide di affrontare un folle viaggio senza una meta ben precisa, senza riuscire a dire addio nemmeno alla sua famiglia. Remon arriva in Italia, sbarca a Portopalo, e proprio quando non si aspetta più nulla dal futuro, ritrova la speranza e il coraggio di sorride ancora, soprattutto grazie a Marilena e carmelo che lo hanno accolto come un figlio dandole un tetto, istruzioni e affetto.
Ma quando finisce il mare?
Ho temuto che non avesse confini perché in tutte le direzioni in cui guardavo vedevo solo una distesa di azzurro matrigna, che nascondeva qualcosa. Non c’era differenza tra il cielo e l’acqua sotto i miei piedi. Tutto era uguale. Lo è stato per centosessanta ore in cui si alternavano solo buio e giorni vuoti. Che però non erano tutti uguali. Perché la paura non è mai la stessa.
Ancora una volta Francesca Barra riesce a toccare l'anima non solo dei lettori più sensibili. La trama è reale, racconta la vera storia di Remon, questo ragazzino egiziano scappato dalla violenza del suo paese. Una storia che non lascia indifferenti e suscita molta curiosità, riuscendo a dare anche risposta a qualche semplicissima domanda che ci poniamo noi tutti quando passano al Tg notizie come queste. 
Io ero il numero 92.
Non ero Remon.
Non ero il Remon che schizzava la mamma in gita al mare.
Non quello che faceva i biscotti a Natale, con lei, tutta la notte.
Nemmeno quello che guardava gli occhi verdi di Madonna o che aggiustava il computer come se fosse un piccolo inventore.
Non ero Remon e per loro potevo essere un milione di altre persone. Ma non sembrava essere una preoccupazione per nessuno.
Potevo essere un ragazzino solo, forse orfano, forse terrorizzato da quel viaggio miracoloso.
Remon è il protagonista principale, un ragazzino coraggiosissimo ai miei occhi e anche molto ma molto maturo. Fare una scelta del genere oltre a non essere facile non è nemmeno semplice. Mollare tutto come può essere la sicurezza e protezione della famiglia, l'amore delle persone care, la certezza per l'incertezza, dall'oggi al domani, pur essendo una scelta personale, è un grande cambiamento e una crescita forzata. Remon, proprio nell'età più bella della crescita, l'adolescenza ha deciso di fuggire senza portarsi nulla dietro eccetto la foto del fratello per poterla guardare tutte le volte che ne sente il bisogno e trovare il coraggio necessario per tirare avanti.
Remon si confida con l'autrice, svuota il suo  sacco fatto di sogni, paura, gioie e dolori. Racconta le difficoltà con la lingua, la paura di non sapere dove si trova, la paura di essere abbandonato in mare e soprattutto la paura di morire, ma racconta anche il dolore e le preoccupazioni che sa di aver dato alla sua famiglia che hanno fatto di tutto per proteggerlo. E stato bello leggere e conoscere le sue usanze, qualche termine arabo, i ricordi felici con la sua famiglia o del suo primo amore. 

Il linguaggio usato è molto semplice e leggero anche se secondo me l'autrice ha cercato di "addolcire" il racconto per non turbare ancora di più il lettore. Il tema è forte e delicato, attuale e spesso suscita oltre a compassione, pena e tristezza come quando tutti abbiamo visto al tg la foto Aylan Kurdi, siriano, ritroato senza vita sulla spiaggia a faccia in giu, anche rabbia e impotenza.
Io sono la prima a chiedermi il perchè decidono di affrontare un viaggio del genere, sfidando la morte senza un euro. Mi chiedo cosa si aspettano di trovare qui che si, viviamo in condizioni migliori rispetto a loro ma non riusciamo a non versargli addosso l'odio e la rabbia quando vediamo la violenza che consumano. Grazie a questo racconto però ho capito che non tutti quelli che arrivano sono terroristi, dei violenti o arrivano qui per piantare grane, molti sono persone per bene, come Remon, ragazzino educato, calmo, istruito e sensibile.
Remon ha avuto la fortuna di essere accolto da una famiglia e andare per la retta via, ma è pure vero che solo la fortuna non basta, e se è quello che è, lo deve solo a se stesso e alla buona volontà di non scegliere la strada più semplice quale può essere quello della droga o microcriminalità.
Un libro che tutti gli studenti dovrebbero leggere, dedicare magari un'assemblea straordinaria nelle scuole e far conoscere e capire ai ragazzi che non tutto gli è dovuto, che c'è chi sta peggio e non si lamenta.
Lo ha fatto perché si sentiva “stretto”, stava male, voleva la LIBERTÀ, di cui il suo paese non gode pienamente. La libertà a noi sembra qualcosa di così scontato, nasciamo con questo valore e moriremo con esso.
Per questo valore ha affrontato 160 ore di viaggio in mare, al caldo e al gelo, senza avere la certezza di arrivare sano e salvo.
Ha rischiato la sua vita per la libertà di esprimersi, di professare la sua religione.
In Egitto da moltissimi anni oramai c’è una pura guerra tra due religioni quali il cattolicesimo e l’islamismo.
Quando leggerete queste parole, riderete, lo so. Perché è normale, penserete: aveva bisogno di questo ragazzo per capire come funziona lì?
Sì, avevo bisogno di lui. Sentivo la necessità di vedere lì come funziona, di sentire lui e la sua storia, sentirlo parlare della sua famiglia con le lacrime agli occhi.
Ogni persona per andare incontro a una maggiore sensibilità necessita di una persona che “ha visto la morte in faccia”.
Molte volte ho provato a mettermi nei suoi panni con scarsissimi risultati. Cosa avrei fatto io al suo posto? sarei riuscita a fuggire, di notte, abbandonando la mia famiglia? No, ed è per questo che ammiro questo ragazzino e spero che un giorno possa realizzare il suo sogno e diventare l'ingegnere che desidera.
La lettura è scorrevole, delicata, coinvolgente. una delle poche letture che pur se non eccezionale, ti atrraversa dentro e ti fa riflettere. Mi son piaciuti molto i titoli di ogni capitolo: semplici e mirati. Il libro termina con delle note positive, non cè una fine perchè Remon ha un futuro davanti da costruirsi, cè una "quiete dopo la tempesta" .
Lettura consigliata, soprattutto nelle scuole. Libri del genere dovrebbero essere letti più spesso. Il tema affrontato è delicato e difficile ma l'autrice è riuscita a esporlo con semplicità. 

1 commento:

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