19 febbraio 2019

Recensione#89 Se chiedi al vento di restare - Paola Cereda

Martedì sera...prima di mettermi comodamente sul divano e guardare la nuova Fiction su Rai Uno, vi lascio, amici lettori, la recensione di un romanzo che mi ha affascinato moltissimo. Se chiedi al vento di restare di Paola Cereda edito Piemme.

Agata è una ragazzina semplice, cresciuta su di un'isola senza nome nel mezzo del Mediterraneo. Non conosce la madre che è morta mentre la dava alla luce, ha un padre distante che non riesce ad amarla, una zia bigotta, Teresa,  che non le domostra il suo bene e soprattutto, Agata non conosce l'amore nè la bellezza. Della madre ha solo un vestito azzurro nascosto nell'armadio. Dalla gente dell'isola, riceve solo schiaffi morali e pregiudizi. La passione per la cucina la salverà da tutto ciò, grazie alla creazione di una meravigliosa salsa che solo Lei riesce a cucinare, conoscerà un giovane addestratore di cavalli, Dumitru che l'aiuterà a capire che la vita non è fatta solo di sofferenze come le hanno fatto credere, così tra un paio di scarpe rosse che portano scandalo, un ballo sul terrazzo la domenica con la persona amata e la realizzazione dei propri sogni, Agata inizia finalmente a vivere e a ribellarsi.
Che cos'è l'amore?
Roba da femmine, da sciagurata.
Roba da figlia, da fidanzata.
Roba da viva, da sacrificata.
Ecco cos'era l'amore.
Un mattino ventoso e il frusciare dell'erba dentro al petto.
Ho trovato la trama molto originale, sorprendente, questo romanzo mi ha affascianato dalla prima all'ultima pagina, più leggevo più sentivo la necessita di voltare pagina e sapere di piu.  Per nulla scontato e ricco di un mistero particolare, accentuato dalla presenza di zingari e circensi. Amo il Sud, non perchè è la mia terra, ma per ciò che ho letto nelle parole di Paola Cereda. Pensieri e credi bislacchi per chi non conosce il calore e la vita del Mediterraneo. 
Con gli occhi chiusi, i colori si accendevano. Attorno azzurro mare, sotto verde isola. Sopra giallo sole. Dentro, rosso piccante pudore.
La gente li osservava dalle finestre e chiacchierava della loro insolenza.
Come potevano essere così sfrontati? Così dannatamente svergognati?
Zitta, Agata. Continua a danzare. Soltanto i corpi vivi sprigionano calore.
I personaggi descritti minuziosamente, chiudevo gli occhi e riuscivo a raffigurali con semplicità. Il personaggio di Agata l'ho amato, una bambina cresciuta in fretta, forte e coraggiosa nonostante le ingiurie buttate addosso. Una ragazza incompresa e forse anche un pò invidiata per il suo dono. Ho apprezzato il suo modo di ribellarsi, andare controcorrente senza mostrare la sua sofferenza e dimostrando il suo valore. 
«È una donna coraggiosa.»
«Per lei non sarà facile.»
«Lo so, ma deve continuare. Voglio un buon motivo per tornare. Agata ripartirà da dove mi sono fermato e trasformerà l’isola in un posto pieno di allegria. Il Rosso cavalcherà ogni giorno fino al porto per ricordarle che io ci sono e la sto guardando.»
Dumitru lo sapeva bene.
Per vivere, c’è bisogno di un sogno.
La storia d'amore raccontata, non la classica che fa venire gli occhi a cuoricino, ha qualcosa di magico. Questo amarsi senza sfiorarsi, baci senza labbra, discorsi senza parole. Un amore tra dritto e ferma, un amore che zittisce le malelingue, un sentimento forte e debole al tempo stesso. 
Sull’isola senza nome viveva una ragazza con le ditina tozze. Un giorno la ragazza incontrò un circense che indossava un cappello elegante.
Un Borsalino.
Proprio così. Dalla falda del cappello uscivano terre mai viste, arcobaleni e cavalli dalla criniera bianca. La ragazza con le ditina tozze non si stancava mai di guardare. Poi lo zingaro ripartì, perché quello era il suo destino. La ragazza si chiese: «Come posso farlo ritornare?». Affettò due mele cotogne e le mise in padella, insieme a una cipolla tagliata fine. Prese del miele di castagno e lo mischiò al latte di capra. Cucinò la sua salsa speciale, un misto di crema e muschio. Chi la mangiava scopriva che il cibo - la vita - aveva un gusto particolare.
E lo zingaro tornò?
Tornò con la voglia di restare.
Il finale mi ha sconvolto, non me lo aspettavo, mi ero quasi anche io convita della bellezza di Isola, figlia di Agata.  Isola, come la madre, è una bambina "particolare" quasi inquitenate.
L'ambientazione come scritto prima è il Sud, un'isola "misteriosa" nel mezzo del mediterraneo che io ho identificato come la mia isola con dimesioni ridotte. Ogni tanto mi veniva in mente mia nonna quando mi raccontava che "Nonno Turi" lavora all'isola, mi sono sempre chiesta quale isola se gia noi abitavamo sull'isola? Così più leggeo più immaginavo.
Paola Cereda è stata una scoperta, il suo modo di narrare è magico, la lettura scorrevole anche se carente di punteggiatura (spero voluto). Virgole mancanti e discorsi non evidenziati sono stati gli unici "errori" che sottolineo.

Una piacevolissima lettura che ho divorato in un solo giorno. Una lettura che mi ha fatto sognare e ricordare. Alla fine ho provato tristezza. Tristezza per Agata, per Isola e anche per Dumitru. Una tristezza che però non so descrivere ma so che dentro di me mi ha lasciato un segno.
Consiglio questo romanzo a tutti coloro che hanno voglia di una storia d'amore particolare e misteriosa. Una lettura leggera e scorrevole che mi terrà compagnia piacevolmente.

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