Ciao lettori, piove ininterrottamente da tre giorni e il mal di schiena non mi da pace. La temperatura si è abbassata di parecchio e io amo stare chiusa a casa con questo tempo a dedicarmi alle mie passioni. Per allerta meteo il Prefetto ha autoizzato la chiusura di tutte le scuole della provincia, così la mia Principessa è a casa!
Oggi vi parlo di un libro che ho letto in anteprima. Le voci delle donne di Francesca A. Vanni che ha scritto grazie alle testimonianze e soprattutto al coraggio di una grande donna: Ofelia Deville. Il libro che vorrei etichettare come un capolavoro e dopo vi spiegherò il perchè, verra pubblicato proprio qualche giorno prima della giornata mondiale contro la violenza sulle donne che si celebra ormai da anni il 25 Novembre.
Il libro racconta la storia di dieci donne, diverse tra loro ma con un unica croce che li accomuna. Dieci donne che subiscono violenza sia fisica che psicologia, dieci donne che non hanno il coraggio di ribellarsi e chiedere aiuto, dieci donne che subiscono in silenzio credendo quasi di essere loro la causa di tutto.
Sara proveniva dall’ebraico e significava “principessa”.Glielo diceva sempre sua madre Eleonora, quando era piccola, mentre le spazzolava i lunghi capelli prima di leggerle la fiaba della buonanotte.Ridotta com’era in quel momento, Sara tuttavia non sembrava proprio una principessa ma una bambola di pezza bistrattata da un bambino prepotente e capriccioso.Cercò con lo sguardo qualche traccia di caffè sul piano di lavoro, una prova evidente della sua colpa.
Ho scritto diverse volte il numero dieci, ma sappiamo purtroppo che è solo un numero insignificante rispetto ai milioni e milioni di casi che si verificano ogni giorno nel mondo.
Le vittime non sono solo donne adulte, ma anche bambine, così come succede alla protagonista di un racconto del libro. Le storie mi hanno toccato tutte nel profondo del cuore ma forse quella della piccola Latisha è quella che mi ha lasciato il segno. Ho versato lacrime senza accorgermene, un dolore ispiegabile che mai nessuno dovrebbe provare, soprattutto un genitore, che davanti a ciò diventa impotente e la disperazione sale.
«Ciao, principessa.» disse «Come ti senti?»«Le vedi le farfalle?» L’uomo si guardò intorno e annuì, anche se di farfalle non ce n’erano. In quella maledetta stanza c’erano solo lui e la sua amatissima figlia che stava morendo per colpa di un maledetto rito brutale e incivile, una forma di violenza che qualcuno osava chiamare retaggio culturale. «Sono le farfalle più belle che io abbia mai visto, principessa.» rispose.Latisha sorrise stancamente. «Mi abbracci?» chiese con voce debole.Jamal si stese sul letto accanto a lei, stando attento a non farle male, e la strinse a sé. «Sono stanca.» disse la bambina, dopo un po’ di tempo «Voglio volare via con le farfalle.»Jamal trattenne le lacrime. Il momento era arrivato. «Vai, bambina mia.» mormorò «Vola libera.»«E tu che farai? Non puoi venire con me.»«Io me la caverò, tesoro, non devi preoccuparti per me: sono grande e grosso.» la rassicurò lui trattenendo le lacrime «Non temere: ogni volta che guarderò una farfalla, so che tu sarai accanto a me e non sarò triste. Promettimi solo che sarai felice e che mi riserverai un posto al tuo fianco, così quando ti raggiungerò saremo di nuovo insieme.»Latisha chiuse gli occhi.
La trama è più che originale secondo me perchè raconta di storie vere, orrori realmente accaduti e che non dovremmo far finta di vedere. Orrori che potrebbero essere evitati se solo riuscissimo a sensibilizzare tutti con il messaggio importantissimo che Francesca e Ofelia vogliono trasmettere: DENUNCIARE SENZA PAURA.
La copertina del libro come vedete rappresenta il viso di una Barbie tra le dita sporche di un uomo intento a schiacciarle la testa, a sottometterla, a disintegrarla. Una bellissima immagine che non passa di certo inosservata.
Il tema trattato è molto forte, delicato, attuale. La lettura scorre velocemente e ho apprezzato Francesca per il linguiaggio utilizzato, non è dei più banali ma è vero. Insulti gratis, parolacce, minacce e volgarità che non devono essere nascoste perchè come tutti sappiamo, la violenza non è solo fisica, dettata da sberle, calcie pugni, ma anche da un linguaggio pesante come quello usato dall'autrice.
«Stai zitta, troia!» esclamò colpendola con un pugno, e un altro, e un altro ancora. «Io mi faccio in quattro per questa famiglia e tu non sei capace di fare niente! Sei solo una stupida vacca, ecco cosa sei, buona solo per essere scopata!».«Smettila, mi fai male!» implorò Minako, alzando le braccia per difendersi.«Devi stare zitta, maledetta puttana!» gridò lui, tempestandola di colpi.
Ho definito questo libro un capolavoro perchè secondo me ha tutte le carte in regola per esserlo. Non è la solita lettura banale che spesso amiamo leggere, è una testimonianza che va letta assolutamente, anche nelle scuole. E' l'inizio, lo spunto di una serie di spinte per tutte quelle donne vittime di violenza.
Leggetelo, parlatene con amici e parenti, il passaparola è importantissimo, il FEMMINICIDIO va fermato.
Ti ringrazio, anche a nome di Ofelia, per questa sentitissima, profonda e sincera recensione.
RispondiEliminaEra proprio ciò che io e Ofelia volevamo fortemente, far sì che arrivasse chiaro il messaggio che la violenza (o meglio, il mondo delle violenze) esiste ovunque, si insinua in ogni ceto sociale, in ogni parte del mondo e non guarda in faccia nessuna vittima.
Ogni giorno una donna o una bambina sono vittime di atroci violenze ma io credo fermamente che si possono e devono fermare e credo, spero che questo libro scritto assieme a Ofelia possa essere uno sprone lungo questo difficile cammino.