Ciao a tutti, oggi voglio parlarvi di un romanzo che ha venduto oltre tre milioni di copie, ha dominato per due anni le classifiche dei bestseller degli Stati Uniti, dal romanzo è stato tratto un film e soprattutto è ispirato a un fatto realmente accaduto. Figlia del silenzio di Kim Edwards pubblicato a Dicembre del 2010 dalla casa editrice Garzanti.
Dopo averlo ricevuto tramite uno scambio su acciobooks, è rimasto diverse settimane sul comodino. Ho letto il primo capitolo e poi tenuto in sospeso per oltre venti giorni, qualcosa mi bloccava! Quando lo scelsi non conoscevo nè l’autrice nè la trama, mi colpì la cover e credevo fosse un thriller. Ritornata dalle vacanze, ho deciso di proseguire la lettura, avrei potuto smettere in qualsiasi momento qualora si fosse dimostrato non gradito...invece sono arrivata fino all’ultima pagina, leggendo anche i ringraziamenti.
Il romanzo inizia nel1964, quando Norah Henry avverte le prime doglie. A causa di una tempesta di neve, quella notte è impossibile raggiungere l'ospedale, così suo marito David, medico, decide di far nascere il bambino con l'aiuto della sua infermiera Caroline. Norah partorisce due gemelli: il maschietto, Paul, perfettamente sano, ma Phoebe la bambina rivela tratti della sindrome di Down. David allora decide di abbandonare la piccola in un istituto, affidando il compito all'infermiera.
«C'è un posto», le disse mentre scriveva sul retro di una busta un nome e un indirizzo. «Vorrei che la portasse lì. Quando farà giorno, naturalmente. Preparerò un certificato di nascita e telefonerò per avvertire del suo arrivo.»
A Norah, quando si sveglia dall'anestesia dirà che è morta. Caroline però non si sente di compiere il volere del medico e decide di scappare con Phoebe e crescerla e accudirla come fosse figlia sua, combattendo diverse battaglie per i diritti della piccola e custodendo un segreto che si farà sempre più insopportabile...
«Non l'ho lasciata a Louisville» disse con calma. Accennò alla camera da letto. «E' di là. Dorme.»David Henry la guardò. Caroline non l'aveva mai visto così sconvolto.«Perchè non l'ha lasciata li?» le chiese, «per quale ragione al mondo?»«Lei ci è mai stato?» gli domandò, mentre pensava alla donna che guardava i suoi capelli scuri cadere sul linoleum freddo del pavimento. «L'ha mai visto quel posto?»«No» David aggrottò la fronte. «So che molti lo consigliano. Ho mandato altri, in passato, e non ho mai avuto rimostranze.»«E' un luogo spaventoso.» Nonostante tutto, Caroline si sentì sollevata: il dottor Henry non conosceva quel posto, non si era reso conto di quello che stava per fare.
L'autrice affronta un tema molto delicato, accudire un proprio caro con la sindrome di Down non deve essere semplice e la paura di perderlo da un momento all'altro non lascia tanta serenità. Quando ho letto la decisione di David sono stata la prima a giudicarlo, è stata la cosa più semplice da fare anche perchè nel 2018 siamo tutti abbastanza documentati e di mente molto più evoluta...ma in quel tempo? non ne so molto ma credo che per molti queste tipo di malattie erano fonte di vergogna e quindi preferivano rinchiuderli in istituti specifici, segregrarli in casa o addirittura ucciderli.
"Voleva proteggerlo dal dolore. Suo figlio non sarebbe cresciuto come lui, vedendo soffrire sua sorella."
David non chiede a Caroline di abbandonare la bambina perchè se ne vergogna, ma perchè crede di tutelare se stesso e la sua famiglia da un dolore inevitabile che lui stesso ha vissuto da ragazzino sulla sua pelle...scoprirete e capire il perchè della sua scelta arrivando alla fine del romanzo. Io non vi dirò per non fare spoiler, ma tengo a precisare che David non ha "abbandonato" sua figlia perchè in tutti quelli anni il suo gesto imperdonabile lo ha torturato parecchio.
I personaggi sono pochi e tutti descritti molto bene, l'autrice è riuscita a far comprendere il carattere di ognuno di loro amandoli e odiandoli allo stesso tempo. Io mi sono molto legata all'infermiera. Caroline è una grande donna. Chi al suo posto avrebbe fatto come Lei? Ha sopportato sguardi indiscreti, dolori per la non figlia vedendola diversa dagli altri bambini, ha combattuto battaglia, vincendole, per far valere i diritti delle persone Down. Ho compreso la sua paura di perdere Phoebe, non paura legata alla morte...quella paura di sentirsela strappare da Norah quando avrebbe saputo la verità, o ancora la paura di pensarla sola, senza la sua protezione. Carolina che giorno dopo giorno ha imparato ad amare questa meravigliosa creatura.
"Quella era Phoebe, la bambina che di sera, prima che facesse buio, faceva un giro sulle spalle di Al. La bambina che abbracciava chiunque incontrasse. E cche a volte era capricciosa e ostinata, oppure, come quella mattina, orgogliosa di essere riuscita a vestirsi da sola."
Lo stile di questa autrice mi piace molto, la scrittura è semplice, la lettura scorrevole e non pesante. Oltre la diversità, che in passato spaventava più di adesso, Kim Edward affronta altri temi molto comuni e importanti come il rapporto genitori e figli, il mutamento di sentimenti e relazione tra moglie e marito rovinato da un segreto che allontana, i sensi di colpa, i tradimenti, l'amore di una madre per un figlio perso, il dolore e l'accettazione di un lutto, l'amicizia...insomma un romanzo che non lascia indifferente e senza spunti di riflessione.
Avevo immaginato un finale diverso, più soft, ma mi sono trovata spiazzata e allo stesso felice per come si sono evolute le cose per i due gemelli.
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Bello
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Buona lettura, Ale!
Ciao!
RispondiEliminaNon conoscevo questo libro e dopo aver letto la tua recensione l'ho aggiunto in WL. Sembra molto interessante. ^_^