26 settembre 2019

"Mamma, mi racconti cosa facevi da bambina?" | Life

Giusi 5 anni, sempre più spesso, quando ci ritroviamo a pranzare con mia sorella ci chiede di raccontare cosa facevamo da bambine. Lei si diverte, forse un po' sogna, noi pure ma qualche volta non basta guardare il soffitto per non far scendere qualche lacrima di nostalgia.

Sono cresciuta in campagna, poi divenuta periferia. Mio marito, per scherzo, mi dice che vengo dalle caverne...prima ci restavo male, adesso ne vado fiera. La mia terra mi ha fatto diventare la donna che sono.

Giocavo per strada, spesso senza scarpe e con poche regole. "A L'ERVA LATINA" si dice da noi. Non ero sola, sapete? Il quartiere era popolato da tante bambine come me. Non eravamo poveri, nemmeno ricchi...stavamo bene il giusto. Non avevamo il superfluo ma non ci mancavano mai vestiti nuovi e puliti e mangiare in tavola.

Scarseggiavano i giocattoli, quelli si...ma non perché non potevamo permetterceli, semplicemente noi bambini dei "purreri" non li volevamo. Ci bastava un pallone, delle bici, dei sassi bianchi per scrivere a terra, una corda per saltare ed eravamo i ragazzini più felici del quartiere, i PURRERI appunto.

Non ho mai chiesto ai miei perché il nostro quartiere avesse proprio quel nome, ma adesso da adulta forse ho capito. Purreri non è altro che il brecciolino, e un tempo le strade li intorno non erano asfaltate ma ricoperte con questo pietrisco minuto...quindi vi lascio immaginare le nostre povere ginocchia!

Casa mia era immensa, sempre pulita, profumata e ordinata, sia dentro che fuori. Il punto di incontro per tutti gli abitanti della strada. Eravamo una grande famiglia. Porte, finestre e braccia sempre aperte, tutti pronti ad aiutarci a vicenda senza chiedere nulla in cambio. 

L'odore di caffè era sempre nell'aria e la caffettiera sempre sul fuoco...non so quantificarvi i litri di caffè serviti dalla mia famiglia agli ospiti che varcavano sempre, spesso la porta di casa, in inverno, e la grande veranda sotto "A MACCIA RA CARRUA" ( albero del carrubo) in estate.
I grandi bevevano il caffè, chiacchieravano, si aiutavano a far qualcosa e noi ragazzini giocavamo, liberi senza pensieri.

Noi bimbi, non avevamo orologio, sapevamo che erano le 18 circa perché arrivava papà da lavoro, quindi a breve tutti i papà del quartiere sarebbero rientrati e dovevamo tutti tornare a casa per fare la doccia e metterci a cenare.
Non avevamo telefoni, quando i genitori dovevano chiamarci per dirci qualcosa mentre stavamo giocando, iniziavano a "VANNIARI" (urlare). Scendevano in strada e urlavano i nostri nomi, il primo che sentiva, dava il via al passaparola. Una mamma chiamava il proprio figlio e lui si presentava con l' esercito dietro. Almeno se li doveva "ABBUSCARE" (prendere qualche sculacciata) c'era sempre il paladino della giustizia a difenderlo.

Ho tanti, troppi ricordi della mia infanzia...magari in un altro momento nostalgico come questo vi racconto altro. 

1 commento:

  1. Ciao! Che post interessante! Credo sia importante ricordare i tempi passati! :)

    Ne approfitto per dirti che ti ho taggata in un Book Tag! :) https://andibelieveinabookagain.blogspot.com/2019/09/e-finalmente-autunno-book-tag.html

    RispondiElimina

Il tuo commento alimenta il mio blog. Lasciami un segno del tuo passaggio e sarò felicissima di ricambiare!

TORNA SU