«Sei uno scarabocchio, Gianni! Un difetto impossibile da correggere», aveva replicato Filippo.
«Hai proprio ragione, papà, sono uno scarabocchio di cui adesso ti vergogni», rispose freddamente Gianni, apparentemente senza scomporsi.
Romanzo pieno di intrecci e molto accattivante, che mi ha tenuto incollata alle pagine, purtroppo solo per pochissimi giorni.
Albina, giovane studentessa universitaria di Sociologia, prossima alla laurea, deve decidere, insieme al suo professore, l'argomento della tesi. Sorino, il professore, le propone di sviluppare un argomento su cui sia possibile fare un’analisi comparativa tra un fatto scandaloso avvenuto in Sicilia negli anni Settanta e altri simili, ugualmente scandalosi, verificatisi contemporaneamente nel Centro e nel Nord Italia. Albina, negli anni 70 non era ancora nata, cosi decide di farsi aiutare dalla carissima nonna Camilla.
Camilla inizia a raccontale qualcosa di delicato, scandaloso e commovente, che Albina riesce anche a far diventare un romanzo.
Il racconto parla di Filippo Aletta e la sua famiglia, vissuta a Olmo, un piccolo borgo siciliano negli anni 70. La famiglia Aletta, è molto rispettata in paese e agli occhi della gente risulta serena e felice, fino a quando, crescendo, l'ultimogenito Gianni, o meglio dire Genny, non suscita qualche preoccupazione e tanta vergogna.
Infatti, una notte di Carnevale, Filippo, attratto da rumori sospetti, avvicinandosi al fienile, scorge in atteggiamenti equivoci, il figlio Gianni, poco più che adolescente con lo sgorbio del villaggio - Ciro, così Filippo, senza chiedere spiegazioni al figlio, in preda alla collera ed a una crisi di nervi caccia via Gianni dal paese, mandandolo a vivere da Mila, l'unica sorella del ragazzo.
Mila, la natura mi ha fatto un brutto scherzo e adesso, per nulla arrabbiata, glielo restituisco, glielo rendo, è così che si fa. Pensi che sia cinica? No, per niente, mi limiterò a riprendermi quello che non mi ha voluto dare. Non è stata generosa con me, eppure guardami, non ho le rughe della rabbia, né intendo farmele venire, sono poco più che una ragazzina. C’è una salita di fronte a me, lo so, è dura, ma io saprò resisterle, sarò più dura di lei. Lavorerò e comprerò la mia vera natura, non importa il prezzo che pagherò, sarà ancora salato, lo so, ma a poco a poco imparerò a farmi fare gli sconti. C’è chi ha tutto e non lo vede, chi invece ha poco e ringrazia, la differenza è tutta qua, io voglio solo avere il giusto e sono pronta a ringraziare».
Gianni, senza proferire parola, senza provare a esporre il suo punto di vista, accetta il trasferimento, sentendosi anche stretto in un paesino come Olmo...Roma può essere la città della sua vera personalità e il luogo adatto dove incontrare il vero amore...
Cinzia Nazzareno, per me, è stata una scoperta favolosa. In questo suo libro, racconta con delicatezza, uno scandalo che la Sicilia di quegli anni non è pronta a comprendere in quanto ancora restia al cambiamento. Ho trovato lo stile dell'autrice molto innovativo, originale il raccontare una storia dentro un'altra storia, senza mai stancare o confondere il lettore, nonostante la differenza temporale.
I personaggi, primari e secondari sono tutti descritti nei minimi dettagli. La storia appassionante e coinvolgente, è resa ancora più interessante - ai miei occhi - dall'ambientazione territoriale ben impressa, arricchita dalle espressioni tipiche siciliane che ho stra apprezzato e dall'impostazione sociale di quei tempi.
Lo scarabocchio, che poi è anche l'aggettivo con cui Filippo definisce il figlio Gianni, è un racconto intenso e doloroso, dove l'autrice sembra voler far emergere il dolore interiore provato dalla famiglia Aletta.
Reso folle dall’odio e dal dolore, Genny non ci vide più e gli si avventò contro con la ferocia di un animale braccato, orribilmente ferito in ogni parte del suo corpo, irrimediabilmente perso nei meandri tetri e oscuri di un errore che solo lei aveva osato considerare amore. Amore… come aveva potuto pensare che fosse amore? Amore! Un tenero, fantastico, sentimento, ora sanguinante come una ferita che non si sarebbe mai più rimarginata e dalla quale non sarebbe mai più guarita se avesse continuato a vivere.
Un libro che ho apprezzato dalla prima all'ultima pagina. La Nazzareno, è riuscita a farmi sentire parte integrante del racconto, regalandomi emozioni forti e contrastanti. Il finale mi ha lasciato con l'amaro in bocca, avevo immaginato qualcosa del genere ma fino all'ultimo speravo nel lieto fine.
Un libro da leggere assolutamente anche se non adatto alle menti bigotte. Ringrazio la CE Bonfirrario per la Copia.
Cara Alexandra, non ce che dire, i tuoi post piacciono sempre di più...
RispondiEliminaCiao e buona domenica con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Grazie Tomaso per tutti i complimenti, e sono felicissima che i miei post interessino a tutti. Buona serata!
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